PALAZZO CANOSSA - M.SANMICHELI ( GIULIO ROMANO?)
PALAZZO CANOSSA - M.SANMICHELI ( GIULIO ROMANO?)
PROGETTO RESTAURO FACCIATE PALAZZO CANOSSA - VERONA
16 ottobre 2009
Un ramo della Famiglia Canossa si trapiantò da Reggio Emilia a Verona nel 1412 anno in cui Simone , condottiero per la Repubblica Veneta sedò alcuni rivoltosi veronesi che volevano reinsediare nella città i discendenti scaligeri .
I Canossa per il primo secolo di permanenza nella città cambiarono più volte abitazione fino a che , stabilitisi nella parrocchia di S.Martino Acquario , sul corso Castel Vecchio ora corso Cavour , fecero erigere il palazzo . Già dal 1525 i Canossa erano in trattative per comperare la casa dei Rossi sul sito dell’attuale palazzo , localizazione eccezionale in quanto trattavasi di un intero isolato definito da pubbliche vie sui tre lati e l’Adige sul restante .
La decisione di costruire un nuovo palazzo fu quasi certamente in concomitanza con le nozze del Conte Galeazzo con Isabella figlia del magnifico cavaliere Guerrieri di Gonzaga che portò anche una ingentissima dote nelle casse dei Canossa . La storiografia veronese vuole infatti l’edificio costruito appunto da Galeazzo Secondo per memoria e gloria della sua casata .Secondo il Vasari fu invece il Mons. Ludovico di Canossa , vescovo , diplomatico e mecenate di letterati ed artisti tra cui Raffaello che avrebbe dato l’incarico al Sammicheli di costruire il palazzo di Verona . Anche sulla paternità del progetto si ha da discutere infatti , secondo il Burns la facciata , sebbene univocamente assegnata al Sanmicheli , presenterebbe un linguaggio più assimilabile a Giulio Romano , ipotizzandone il progetto di massima allo stesso e solo la realizzazione all’architetto Veronese . Già da un rapido confronto con altri palazzi veronesi attribuiti al Sanmicheli la facciata di palazzo Canossa presenta un diverso carattere , più pacata , sobria e raffinata con meno contrasti dei rilievi e meno riferimenti all’antichità sia nei caratteri stilistici che materici. L’analisi stilistica delle partizioni della facciata unitamente alla familiarità di Ludovico con Giulio Romano e la sua presenza in zona in un momento ( 1525 ) in cui Sanmicheli non era ancora ritornato in patria fanno propendere per una attribuzione Giuliana del progetto .Sembra infatti non esistere più alcun documento amministrativo nè alcun contratto stipulato con il Sanmicheli e con i primi capimastri e nessun altro documento del XVI secolo riferito alla fabbrica nei suoi inizi se non la presenza di Paolo cugino dell’architetto che nel 1533 dirigeva i lavori .
Si da comunque per certo l’inizio dei lavori tra il 1529 ed il 1531.
Un robusto bugnato che comprende i primi due piani funge da basamento alla facciata con le finestre al piano terra sono oblunghe mentre quelle del mezzanino sono schiacciate .Al piano superiore finestre ad arco si aprono tra lesene binate di un sobrio e semplice ordine composito , mentre al mezzanino superiore tornano ad essere rettangolari orizzontali . Una trabeazione superiore completava la facciata e secondo lo stile sammicheliano risulta essere molto pronunciata , portando nel fregio l’iscrizione : “ ET FILII FILIORVM ET SEMEN ILLORVM HABITABVNT IN SECVLA “. ( i figli dei figli e le loro future generazioni abiteranno nei secoli ) L’epigrafe di augurio si rivolge alla famiglia che viene sempre ricordata come nella cornice dell’ordine rustico dove una serie di levrieri in corsa , con l’osso in bocca , ricorda l’arme della casata .
Delle tre arcate che interrompono l’ordine rustico due sono chiuse da balaustre mentre quella centrale da adito all’atrio sempre aperto e diviso dall’androne retrostante da un muro in cui si aprono due finestroni con inferriate (non più originali ma sostituite nel tempo ) ed un portale ad arco con pregevoli bassorilievi con motivi militari armi e trofei coronato nella chiave di volta da un busto di Minerva.
Attraverso il suddetto ingresso si accede al cortile che è ornato da due ordini dorici ad arcate dentro i quali si aprono le finestre . Nel fregio dell’ordine inferiore sono presenti vari emblemi ,civili , militari ed ecclesiatici e nel superiore i triglifi sono stati sostituiti da piccoli modiglioni a sostegno della cornice molto sporgente .
A partire dal 1673 il palazzo subì una serie di modifiche e nuove aggiunte affidate ai Pellesina che portarono a compimento le due ali laterali fino all’Adige continuando con lo stesso linguaggio stilistico ad imitazione della costruzione originale . Nel 1761 il marchese Carlo modificò la copertura con l’innalzamento della stessa per dar posto al grande soffitto del salone dipinto dal Tiepolo. Per coprire alla vista tale innalzamento fu costruita ad opera di Giuseppe Antonio Schiavi la balaustrata con le statue. Queste simboleggiano varie arti e scienze come l’architettura , la storia , la scultura ed altre . Quella rappresentante la storia , personificata in un vecchio che guarda dietro sè servendosi di uno specchio , tiene uno scudo sul quale è scritto il motto di famiglia :” DECORA ALTVM NEPOTVM”. La statua vicina tiene con la destra uno scudo simile all’altro con la scritta :” HONOR AVCTUS NEPOTVM”.
Nello stesso tempo delle staute e della balaustrata è la decorazione in facciata di arabeschi , greche e trofei militari , oramai quasi scomparsa di cui rimangono tracce a fianco delle finestre del secondo mezzanino ed a fianco delle finestre al piano nobile documentata anche parzialmente da antiche foto di archivio .
Dell’epoca è il disegno di Luigi Tezza nel quale si possono notare gli effetti cromatici della facciata ( sebbene rappresentati in bianco e nero ) dove il basso rilievo degli elementi architettonici veniva esaltato dalle variazioni di colore . Facciate policrome a incassi rettangolari e cornici o lesene piatte erano caratteristiche dei palazzi romani dei primi anni del ‘500 che Ludovico Canossa conosceva bene .
RELAZIONE TECNICO DESCRITTIVA DEGLI INTERVENTI CONSERVATIVI PROPOSTI
INTONACI E SUPERFICI MURARIE:
Come si nota dalle fotografie la facciata principale si presentava con un aspetto “sordo “, dato in parte dalle pitture eseguite sugli intonaci nel tempo , alla mancanza di una differente composizione cromatica che carattterizzava l’affaccio sul Corso in origine, e nello stesso tempo dimesso dovuto alla presenza di numerose lacune dovute al distacco con caduta di numerose porzioni di intonaco .
In seguito alla disintonacatura e pulitura da elementi vegetativi e stuccature incoese sino dall’alto della balaustrata è emerso un quadro di dissesto statico non avvertibile precedentemente.
La porzione interessata è quella destra della facciata e la porzione alta delle finestre dell’ultimo livello con presenza di fessurazioni sulla muratura e di movimenti di alcuni elementi lapidei della parte superiore , anche se per lo più riconducibili ad eventi passati come assestamenti naturali ed anche forti vibrazioni quali esplosioni di bombe durante l’ultimo conflitto mondiale . Sono da escludere cedimenti di fondazione data la conformazione delle fessurazioni invece riconducibili alla conformazione con differenti elementi del manufatto dovuto a differenti momenti di costruzione dei vari corpi di fabbrica .
Sono stati eseguiti interventi puntuali di ricucitura della murataura in laterizio , previe iniezioni di boiacca costituita da calce pura idraulica NHL5 ed acqua in rapporto di 1:1 con talvolta carica di polvere di marmo finissima per le porzioni più ampie , con inserimento di picoli elementi di rete in fibra di vetro nei giunti dei laterizi posti in opera sempre con malta di calce naturale .
Dall’analisi della documentazione allegata ai progetti di restauro degli ultimi 65 anni conservata presso la Soprintendenza di Verona si è potuto apprendere come i lavori eseguiti nelle facciata principale dal l’inizio del secolo scorso e specialmente dal 1945 siano stati molteplici ed ingenti . Appunto i lavori eseguiti dalla Soprintendenza stessa in quegli anni portarono al rifacimento di più del 50% degli intonaci del prospetto principale a causa dei bombardamenti .
Nel 1986 fu risistemata di nuovo la facciata su Corso Cavour con l’integrazione degli intonaci .
Dal rilievo critico , eseguito prima delle rimozioni degli intonaci , si possono notare sia gli inonaci di diversa datazione che le cadute ed i distacchi che formano un quadro del degrado molto rilevante .
Identificati alcuni lacerti di intonaco sicuramente antico aggrappato alla muratura in laterizio in seguito alle saggiature si è proceduto con l’analisi puntuale di più campioni per ogni tipo di malta riconosciuta.
Sono stati identificati tre grossi insiemi contrassegnati come segue :
• OR-00 malte di calce assimilabili alle originarie cinquecentesche
• X-00 malte di calce con finitura color di ocra data a secco databili XVIII-XX secolo
• Y-00 malte di calce con finitura colorata identificabili con interventi XX secolo
• Z-00 malte di calce con finitura colorata e talvolta in pasta identificabili con gli interventi del 1986
Rilevati fotograficamente e identificati sul disegno i campioni sono stati analizzati presso un laboratorio specializzato.
I risultati di tali analisi hanno fornito informazioni sulla composizione dei leganti e degli inerti confermando la tesi proposta sulla diversità e anche se lasciano alcuni dubbi sulla datazione degli intonaci presenti.
Non potendo stabilire con certezza la datazione delle malte si è confrontata la composizione con gli unici elementi riconosciuti di antica fattura presenti sul prospetto in varie parti che si presentano come un intonaco molto chiaro parzialmente lisciato dalla coloritura che dal bianco vira verso il giallo ed il sabbia di spessore variabile dai pochi millimetri a mezzo centimetro . Dall’analisi puntuale si è potuto dimostrare la diversità fra gli strati superficiali e la non omogeneità con quello antico.
Nel rilievo dello stato di fatto in seguito alla rimozione degli intonaci si vedeva lampantemente che delle parti antiche ben poco rimaneva .
Gli scarsi residui di intonaco cinquecentesco ( OR 1-2-3-4-5) apparivano abbastanza grezzi con lisciatura in parte a cazzuola e/o frattazzo ed in parte con evidenti segni di pennellessa. L’ipotesi più accreditata è che sulla prima stesura dell’intonaco eseguito solo con calce e sabbie di fiume leggermente lisciato avessero steso a pennello sull’intonaco ancora non asciutto una velatura /scialbatura probabilmente leggermente colorata. Tracce di questo intonaco erano riscontrabili su tutta la facciata specialmente nei livelli superiori , discorso leggermente diverso per la fascia basamentale a bugnato dove sono rilevabili esigui frammenti dall’estensione di circa 1-2 cmq. dello stesso colore della parte superiore se non più chiari . Nella parte basamentale e precisamente nelle bugne delle arcate sul fronte atrio interno rimane tuttora una discreta sopravvivenza delle suddette malte anche se la finitura superficiale si presenta con un aspetto scuro ( OR-6-7-8-9) ma che sembra piuttosto un deposito che una vera e propria velatura . A supporto della teoria di cui sopra è da notare che le bugne più basse sono anche più chiare a significare meno impregnazione dovuta ad elementi volatili come polveri , fumo e residui di combustione .
Da un punto di vista architettonico strutturale la facciata è completamente costruita con muratura in mattoni comprese le parti bugnate che sono modellate in laterizio per poi essere intonacato . Da notare che l’intero basamento è diviso verticalmente in due grandi fasce ideali connotate dalla diversa conformazione di costruzione . Le bugne del livello inferiore fino all’altezza di quelle in pietra sono più aggettanti , costruite in sede di realizzazione con dimensioni definite e modulari in riferimento ai singoli elementi ( mattoni ) , con picchettature evidenti , numerose e profonde. La seconda fascia fino al livello del piano nobile si presenta con dimensioni varie non dettate dall’elemento costruttivo ma con laterizi tagliati in opera con vari e successivi interventi e dai profili talvolta arrotondati e talvolta molto squadrati . L’impressione che viene data è quella di fasce orizzontali che in corso d’opera o subito dopo fossero state trasformate in bugne in seguito a modifiche di interpretazione o ripensamenti sull’opera da eseguire.
Gli intonaci del tipo X , eseguiti sempre con malte di calce , risultano molto omogenei e parzialmente con una finitura di superficie color ocra , con disegni a graffiato .
Tali intonaci potrebbero essere i residui della trasformazione eseguita nel XVIII secolo che portò all’innalzamento del salone ed alla ridipintura della facciata . Questi intonaci , precedentemente in parte a vista ed in parte sotto altri più recenti , sembrano essere anche frutto comunque di successive integrazioni e ridipinture ( nel 1946 sappiamo che in seguito alle opere di rifacimento parziale di intonaci di facciata sono stati ridipinti 750 mq. sul Corso . Archivio della Soprinendenza documentazione allegata al progetto di restauro ). Vista l’esiguità e lo stato di conservazione nonchè le valutazioni artistiche effettuate , nulla togliendo al loro valore storico , non sono stati presi in considerazione per il restauro globale della facciata pur mantenendoli consolidati sotto le nuove intonacature .Tutti gli altri intonaci presenti in facciata che, come abbiamo stabilito, non risultando avere significativa valenza artistica e solo parzialmente storica, sono stati rimossi .
Volendo riconferire al “monumento “ la sua dignità originaria è indubbio che l’immagine a cui attingere era quella cinquecentesca e pertanto per il prospetto su Corso Cavour si è proseguito con il rifacimento delle intonacature con preciso riferimento ai campioni OR rinvenuti ed identificati .
In base alle analisi eseguite sulle malte originali superstiti , prelevati alcuni campioni dalla muratura è stato riprodotto un intonaco di calce naturale dalle caratteristiche fisico chimico similare a quello Sammicheliano . La composizione prevedeva granulometrie varie da grossolana 1-0,5 mm a fine 1/4-1/8 mm con inerti silicatici , quarzo , feldspato , filosilicati e dolomite con coloriture varie ma rapportabili con quelle ritrovate sul posto.
Nel riproporre un’intonaco di tale fattezze non si è cercato di eseguire la medesima copia pedissequa di quello antico ma di proporre un nuovo impasto omogeneo all’esistente sul quale si è proceduto con velature appropriate al fine di restituire un’immagine di superficie “ antichizzata “ che bene si integriasse con altri elementi originali ( elementi lapidei ) presenti nel prospetto .
La soluzione proposta è stata supportata da una serie di provinature di finitura per matericità, tonalità, colore e non ultima modalità di stesura e la levigatezza, che si integrano con le cromie e le finiture di superficie degli elementi lapidei restaurati che è stata vagliata ed accetata della soprintendenza preposta .
L’aspetto finale della facciata presenta tutti gli elementi , decorativi e non, integrati in una armonia di toni nel rispetto del manufatto secondo le indagini storiche e le analisi puntuali sugli elementi materici superstiti a garanzia di un intervento metodologicamente corretto eseguito anche in stretto rapporto con la Soprintendenza preposta.
ELEMENTI LAPIDEI
Nello sviluppo dei quattro livelli più la balustrata terminale sono presenti vari tipi di elementi lapidei di forma e materiali diversi che comunque potremmo raggruppare in due insiemi :
•pietra di colore variabile dal giallo al bianco o tendente al rosa : Trattasi per la maggior parte di nembro nelle varianti rosato , perlino , verdello e bronzetto o comunque di pietra calcarea locale proveniente dalle cave delle nostre montagne . Viene usato indifferentemente e con accostamenti di pietre di simile fattura ma diversa cromia senza presenza di velature e/o evidenti scialbi . All’uso toscano probabilmente il gusto all’epoca non prendeva in considerazione queste varianti cromatiche ma apprezzava di più la materia e la lavorazione .
•calcareniti di colore dal bianco al giallo con varianti tendenti al nocciola : Trattasi di materiali di diversa provenienza come le statue dal colore molto chiaro e con poca presenza di inclusioni e nummoliti di origine vicentina ( Costozza) . I capitelli delle lesene e le mensole e tutta la trabeazione sotto lo sporto di gronda sono di diversa fattura e composizione (dovuta anche alla non consecutiva costruzione ed al lungo periodo di costruzione dell’immobile 1529-1555 ca. ) anche in questo caso siamo in presenza di elementi di grana finissima e privi di inclusioni ad altri sempre fini con maggiori inclusioni ( pietra gallina ) ed altri dalla grana grossa e con presenza abbondante di nummoliti.
Queste pietre fondamentalmente presentavano più o meno gli stessi problemi di degrado e/o conservazione : presenza di accumuli polverosi carboniosi ( comunemente chiamate croste nere ) specialmente nei sottosquadra , dilavamenti e percolazioni con conseguente erosione e distacco di materiale , fessurazioni e rotture da movimenti statici , interventi di restauro eseguiti nel tempo con patologie non risolti.
Gli elementi lapidei si possono inoltre dividere in :
•Bugne rustiche : presenti negli spigoli si presentavano con croste e coloriture superficiali forse per integrarne il colore con il resto della facciata .
•Bancali delle finestre : questi sono solitamente in pietra erano le parti meglio conservate
•Marcapiano : anche questi in pietra compatta e presentavano per lo più croste nere nei sottosquadra , sulla parte alta della facciata ma anche dilavamenti ed erosioni .
•Capitelli , mensoline : probabilmente fra gli elementi più degradati risultano essere di calcarenite di diversa natura , precedentemente coperti da molti depositi carboniosi e croste nere e con molteplici lacune e distaccamenti.
•Colonnine e balaustra : la balaustra in pietra bianco /rosa appariva con molte croste nere nei sottosquadra , qualche fessurazione mentre le colonnine risultavano oltre che con depositi spessi anche con molte porzioni di pietra fessurate , in via di distacco ed anche mancanti .
•Le statue :di pietra di costozza bianca simile alla pietra gallina presenti sulla parte alta della facciata oltre al degrado citato sopra per gli altri elementi di coronamento necessitavano di una particolare attenzione anche sugli ancoraggi delle stesse . Ogni elemento costituito da blocco in calcarenite poggia su di un basamento ancorato con grappe metalliche cementate sia sulla statua che sulla pietra sottostante , sul retro di ogni statua un perno di metallo posto verticalmente e di altezza pari a circa 2/3 del totale a distanza di alcuni centimetri è collegato alla pietra e talvolta con elementi che abbracciano completamente la statua .
•Vasi : di materiale molto deteriorato di e di bassa consistenza , presenti ai lati opposti della facciata nella balaustrata a conclusione della stessa.
Gli interventi eseguiti sui materiali lapidei sono abbastanza similari tra loro e globalmente sono elencati di seguito in via schematica e dettagliatamente specificati nella relazione dei restauratori allegata :
•rimozione delle eventuali parti incongrue , stuccature e rifacimenti non ben integrati con malte cementizie .
•trattamento biocida con prodotti antibiotici scelti in base ai dati ottenuti dalle indagini sulla microflora eseguito a pennello o mediante nebulizzazione con acqua calda , pulizia con acqua e spazzolature .
•preventiva nebulizzazione estesa nel tempo con acqua al fine di ammorbidire i depositi
•pulizia controllata mediante impacchi solubilizzanti a base chimica e ripetuti lavaggi con spazzolature , mantenendo l’eventuale patina prodottasi col tempo ma con rimozione degli strati di velature eventualmente accumulatesi nel tempo.
•Nel caso i depositi e le cristallizzazioni molto dure si è proceduto ad una microidrosabbiatura controllata ed a bassa pressione eseguita da personale qualificato .
•consolidamento in profondità attraverso iniezioni e pennellature , sino a rifiuto , di esteri alcolici dell’acido silicico
•dove necessario stuccature delle giunzioni e fessurazioni con stucco eseguito a tono con calce idraulica naturale NHL , sabbia fina lavata e/o polvere di marmo . In situazioni di forte spessore è stata usata malta con cocciopesto dal forte potere di estrazione dell’umidità.
•dove necessario ricostruzione parziale della superficie dei manufatti degradati eseguita a tono ( calce idraulica naturale , grassello di calce , sabbia fina lavata e polvere di marmo e/o tufolina
•è stata eseguita in vari elementi dopo le opportune saggiature la rimozione delle parti incongrue e distaccate con inserimento di una microchiodatura con barrette di fibra di vetro ancorate con resina epossidica .
•Nel caso di lacune di forte spessore o porzioni rilevanti di materiale lapideo incoeso dove si era danneggiata e resa non leggibile l’immagine del manufatto è stata iniziata la parziale tassellatura con materiale omogeneo all’esistente con modellato similare .
•velatura a tono per armonizzare le varie parti del manufatto è stata eseguita a completare l’opera come l’ intervento protettivo finale con stesura di prodotto impermeabilizzante traspirante, incolore in soluzione nebulizzata .
In riferimento agli elementi lapidei si è potuto verificare inoltre lo stato di completo degrado in cui versavano alcuni dei capitelli e mensole del sottogronda e pertanto, in conformità a quanto già approvato in sede di progetto globale, nell’ottica di un recupero dell’immagine di facciata si sta procedendo con la tassellatura degli stessi con ripristino delle forme originarie .
In aggiunta a quanto sopra per quanto riguarda le statue ed i vasi di coronamento sono stati controllati tutti gli elementi di supporto ed ancoraggio in metallo presenti e dopo la rimozione di tutte le parti incoese o che si è ritenuto incongrue con il manufatto ( malte cementizie, parti metalliche arrugginite, elementi dirompenti ) sosno stati rieseguiti gli ancoraggi necessari mediante colatura o punzonatura di piombo in barre. Tale sistema risulta essere inattaccato dagli agenti atmosferici , elastico e duttile controbilanciando eventuali assestamenti e movimenti dell’immobile e nel contempo sempre reversibile .
Nella logica del restauro eseguito l’attenzione primaria è stata data alla conservazione del monumento ed alla durevolezza dell’intervento . In quest’ottica , il problema principale degli elementi lapidei posti sulla sommità della facciata è la percolazione ed il ristagno di acqua e pertanto ogni intervento è stato pensato per fare in modo che la pioggia non possa penetrare in alcun modo tra gli elementi e scivolare quanto prima via mediante stuccature idonee con pendenze appropriate e , sulle parti sommitali piane, con la posa di un rivestimento in lamiera di piombo similarmente a quanto già eseguito in rame sullo sporto di gronda nell’ultimo restauro .
Per quanto riguarda la fascia del sottogronda , molte sono le integrazioni e rifacimenti eseguiti negli anni già dal XVIII secolo a causa dell’uso di materiale di non buona qualità e dalle inclusioni notevolmente evidenti . Anche per questi elementi, mantenendo le modalità di restauro globali , sono state eseguite integrazioni e parziali rifacimenti al fine di restituire la leggibilità dell’insieme architettonico. Come precisato per la parte degli intonaci la finitura e le eventuali velature e/o scialbature sono sempre in rapporto con le cromie delle nuove malte al fini di restituire un’immagine globale ben modulata .
ELEMENTI LIGNEI
Gli oscuri lignei e le lunette ( anche se di non antica fattura ) sono stati di smontati e portati in laboratorio per il restauro e successivamente rimontati . Si è proceduto a piccoli rinsaldi ed integrazioni con tassellature in legno “vecchio “, carteggiatura e ridipintura con colore consono alla nuova cromia di facciata come da campione approvato in sede di sopralluogo e pertanto proponendo un colore più chiaro . Dove necessario si sono fissati i cardini mediante fissaggio meccanico con colatura o punzonatura di piombo in barre.
Il progetto era rivolto ad un restauro globale della facciata principale del palazzo inteso come recupero di un patrimonio che negli anni aveva perduto le peculiarità del progetto originario e che nel tempo in seguito a successivi interventi ed al naturale decadimento dei materiali risultava non più consono con la storicità e l’artisticità del bene .
Obiettivo primario era quello di ridare al “monumento “ la dignità perduta nel tempo .
Intonaci originali OR-5 OR-3
intonaco nuovo con velatura