Vincolo Palazzo Trecentesco centro storico Verona
Vincolo Palazzo Trecentesco centro storico Verona
04 maggio 2004
RELAZIONE STORICO ARTISTICA DA FONTI ARCHIVISTICHE BIBLIOGRAFICHE
Da un punto di vista topografico, l’immobile é posto sullo spigolo di un’ insula romana prospiciente le “Arche scaligere “ e l’attuale palazzo della Provincia ( il vecchio palazzo scaligero - Palatium novum domini Canisgrandis).
Nelle riproduzioni tratte dal libro “Presenze scaligere Veronesi 1 “ di cui sopra la riproduzione dell’ “ipotesi intorno al 1333 “ si nota in fianco ad una torre, probabilmente corrispondente al primo impianto dell’attuale Palazzo Moise Bressan ora Vinco da Sesso, il nostro immobile con una rappresentazione architettonica arbitraria ma comunque probabile come le tavole successive, sotto riprodotte, in cui nell’angolo dell’isolato prima viene inserita una torre e poi altri edifici con tipologie di copertura differenti. Sicuramente tutte queste teorie sono avvalorate da ipotesi storiche e probabilmente descrittive ma prive finora di supporti cosiddetti “ sul campo “ per epoche così remote. Nell’esecuzione dei lavori di restauro della facciata contigua su Vicolo Cavalletto, dall’analisi di porzioni di muratura e forometrie portate alla luce in fase di lavorazione e documentate fotograficamente, si sono potute riscontrare varie informazioni sui corpi di fabbrica vicini e cronologie costruttive tutte sicuramente successive il periodo scaligero.
Di grande interesse quindi la posizione storica dell’immobile che, secondo gli studi approfonditi di Gino Sandri, risulta essere stato, insieme agli edifici contigui, il Palazzo di Federico della Scala 2 , che conservava ancora questo nome anche agli inizi dell’epoca veneta, quando venne acquistato da Giannesello di Folgaria dalla Camera Fiscale; alla morte di Giannesello , avvenuta intorno al 1427, passò alla moglie Taddea Formageri e a Paolo Guarienti suoi eredi che lo vendettero nel 1428 al notaio Andrea dalla Leva 3 .
Il Palazzo passò in seguito ai Cavichia che verso la fine del XV secolo vi aprirono l’albergo del Cavalletto .
Il toponimo Cavalletto ricorda il nome e l'insegna di un'antica locanda in cui soggiornò il celebre scrittore francese Michel de Montaigne, il quale la cita nel suo "Journal du voyage en Italie en 1580-1581"(...) Andaron fra l'altro alla chiesa di San Giorgio, che molti ricordi e molti stemmi attestano aver appartenuto ai Tedeschi. C'è fra l'altro un'iscrizione secondo la quale certi gentiluomini tedeschi, avendo accompagnato l'Imperatore Massimiliano alla presa di Verona sui Veneziani, han posto là non so quale opera sopra un altare . Egli notava come questa signoria conservi nella sua città le testimonianze delle sue sconfitte, così come conserva intatte le nobili sepolture dei poveri signori della Scala. È vero che il nostro oste del Cavalletto, ottima locanda dove fummo magnificamente trattati in fatto di viveri , a prezzi superiori d'un quarto a quelli di Francia gode per sé e per i suoi discendenti d'una di quelle tombe 4 (...)
Senza farsi trarre in inganno dagli appellativi locanda ed osteria si trattava sicuramente di un albergo di alto livello visto che nel 1536 aveva ospitato anche il duca di Baviera, giunto a Verona con numeroso seguito e sembra che occupasse appunto il fabbricato all'angolo con Via S. Maria in Chiavica.
Di grande interesse storico quindi l’area su cui sorge l’edificio preso in oggetto della quale l’architetto Perbellini 5 riporta come le dimore di Cagnolo da Nogarola e Federico II fossero poste a protezione del cuore della città scaligera che si articolava tra Piazza delle Erbe e Piazza dei Signori . Tale ragione potrebbe essere presa a spiegazione che una volta perduta la funzione puramente difensiva del Palatium Friderici lo stesso fosse stato radicalmente trasformato tanto da non riconoscerne più le precedenti architetture.
L’immobile sito in Verona in Via S. Maria in Chiavica angolo Vicolo Cavalletto é, come la maggior parte degli edifici storici del centro di Verona, il risultato di una continua sovrapposizione di architetture che dall’epoca romana ai giorni nostri si sono avvicendate lasciando più o meno forti tracce del loro susseguirsi.
RELAZIONE STORICO ARTISTICA DA INDAGINE DIRETTA
L’edificio si presenta con due facciate verso la pubblica via ed una di poco pregio verso il cortile interno in comune con l’edificio al N. 2/4 di Vicolo Cavalletto, sul quale si affaccia pure il palazzo Moise Bressan ora Vinco da Sesso .
I prospetti presentano tre piani con fascia basamentale in falso bugnato e cornice sottogronda con mensole lapidee a sostegno dello sporto. Le aperture ai piani superiori sono dotate di contorni lapidei e scuri di fattura similare a quelli contigui dell’edificio su vicolo Cavalletto sempre di proprietà Guiotto già vincolato. Il fatto della unitarietà di proprietà tra i due edifici e la concatenazione interna degli appartamenti non é sicuramente un fatto recente come dimostrano la continuità degli affreschi di facciata recentemente scoperti.
Al piano terra si ipotizza che un intervento alla fine del XIX secolo abbia modificato le forometrie con l’esecuzione di aperture rettangolari contornate da pietre e l’aggiunta di un bugnato fino alla fascia corrispondente al solaio del piano primo eseguito a malta.
Ai piani superiori la finestre ben distribuite ed armonizzate si presentano con contorni lapidei di fattura semplice. E’ da ipotizzare in base anche a quanto riscontrato nel recente restauro sulla facciata confinante, che intorno al 1700 si siano apportate modifiche tali da integrare gli edifici precedenti con una uniformità di facciata tale da renderle omogenee.
Si parla di edifici quattro/cinquecenteschi in quanto rilevanze antiche attualmente riscontrate rimandano non oltre tale data, anche se precedentemente, come sopra riportato, c’erano sicuramente presenze importanti ma oggi non leggibili e/o quantificabili.
Nella facciata di angolo su vicolo Cavalletto infatti, nell’esecuzione dei lavori di restauro, durante le saggiature sono venuti alla luce porzioni di un ben più grande ed interessante brano pittorico di in cui almeno per un certo periodo sono convissuti affreschi del XV e XVI secolo. Nella relazione sulle operazioni di saggiatura muraria eseguite nella facciata dell’immobile a fianco - Via Cavalletto 2/4 a Verona di proprietà Guido Guiotto - del 17 ottobre 2003 i tecnici restauratori Arch. Zammataro e Caliari scrivevano:
Gentile Arch. Forlati, come da Vs incarico le trasmettiamo copia della relazione sulle risultanze derivate dalle campionature eseguite sugli intonaci presenti in facciata dell’immobile in oggetto. Come già concordato in cantiere, in corso d’opera si è ritenuto di prolungare i sondaggi già eseguiti anche nel primo metro della facciata contigua - sempre di proprietà Guiotto sia per una nostra miglior lettura dei dati da decifrare, sia per offrire più elementi di progetto circa il delicato punto di confine fra i due edifici, anticamente molto più legati anche esternamente; é certamente questa la zona che offre le più preziose testimonianze artistiche riscontrate, riferibili ai secoli XV e XVI, costituiti da notevolissimi affreschi di assai ampia estensione. Si raccomanda perciò di avere la massima cautela per tutta la porzione muraria a destra dell’ultimo registro di finestrature, verso via S. Maria in Chiavica.
E più avanti a proposito delle scoperte in facciata identificate con il n. 30 dei saggi, visibili nella relazione fotografica allegata, riportavano:
Sondaggio 30:
Sondaggio assai anomalo per dimensione, trattandosi praticamente di un’unica grande ‘strisciata’ verticale alta sei-sette metri posta a cavallo tra i due prospetti contigui; ciò è dovuto all’eccezionalità del ritrovamento, che a partire dall’alto ci ha portato a valutare ( ancora sommariamente! ) l’entità dell’affresco scoperto scendendo man mano verso il basso. A partire infatti dalla fascia scanalata di coronamento dell’edificio d’angolo sotto la sequenza A-B-C si è ritrovato un intonaco affrescato della prima metà del XV secolo rappresentante finte colonne marmoree a sorreggere capitelli lapidei e archi acuti a mò di coronamento sottogronda ( questi rilievi sono stati scalpellati successivamente), all’interno dei quali é interamente superstite il disegno a conchiglia ben ombreggiato. Più sotto una fascia architettonica sorregge una ghirlanda con ricchi frutti e nastri svolazzanti, dalle cangianti policromie, sotto i quali chiude una fascia architettonica in bicromia nero-grigia con ovuli classici e fogliame d’alloro. A partire dall’allineamento corrispondente all’incirca alle architravi delle finestre del secondo piano e verso il basso fino a raggiungere la linea dei bancali del primo piano ( in tutto circa 4 metri e mezzo ) é invece riscontrabile un affresco cinquecentesco, dalla notevolissima fattura e policromia, rappresentante una ricca partitura architettonica che comprende un grande arco che “apre” su di una veduta naturalistica ( al momento non decifrabile ); nella parte quasi conclusiva in basso si nota un bel vaso sagomato dalla cui bocca strombata fuoriescono elementi vegetali e floreali. Buona parte di questa ricostruzione é stata resa possibile anche dai sondaggi 58-59-60-61-62-85-86-87-88 in buona parte effettuati a cavallo del confine antico dei due corpi ( di circa 25 cm più a sinistra ). La cosa da sottolineare é che mentre in alto l’affresco del XV secolo termina per l’appunto seccamente in corrispondenza di questa verticale ( con un sormonto di solo marmorino monocromo che va a coprire l’edificio di nostro interesse ), quello cinquecentesco copre indifferentemente tutta la superficie a destra dell’ultima sequenza di finestre, proseguendo verso lo spigolo dell’edificio d’angolo tra Vicolo Cavalletto e Via S. Maria in Chiavica. Un ultima annotazione riguarda la “stravagante” scritta pubblicitaria posta sull’intonaco C, eseguita con un carattere assai spigoloso, in stampatello maiuscolo, di notevolissima altezza e dalla cromia “abbagliante” rosso-blu, che al momento riporta PREMI... (premiata ditta? ) Con sotto una grande P.E ; il tutto eseguito con una serie di pigmenti del tutto carenti di legante, e perciò totalmente polverizzati, ed é situato in corrispondenza della fascia posta tra il bancale del secondo piano e l’architrave del primo. (...)
Sulla stessa facciata ma , spostato verso l’angolo, all’altezza del 2° piano é presente già da vari anni , in seguito a caduta di intonaci, una porzione di affresco nella quale si intravedono figure zoomorfe monocrome su fondo in tinta unita sovrastanti una fascia dipinta a bassorilievo.
Questo affresco sembra essere coevo a quello del sottogronda ( XV sec.) ma non é ben chiaro il rapporto tra i due che si presentano con le modanature dipinte non allineate e posti su due piani distinti ; in un primo momento infatti, antecedente della scoperta dei dipinti sottogronda, si pensava che la fascia con le figure leonine fosse a coronamento della facciata e che in seguito all’innalzamento dell’edificio fosse stata coperta dagli intonaci.
Collegato con quanto emerso in facciata nell’esecuzione di alcune ritinteggiature interne, su preciso volere della proprietà, sono state eseguite recentemente delle saggiature nel locale d’angolo al piano primo, in facciata corrispondente al poggiolo, che hanno portato a ritrovamenti di importante valore storico artistico.
La stanza si presenta ad un primo studio integra per quanto riguarda le quote dei solai ma con inserimento sicuro della finestra su Vicolo Cavalletto in successiva data ( rottura degli affreschi sia in facciate che all’interno in prossimità delle cornici lignee) forse in sostituzione di un camino posto sulla parete. La decorazione parietale rinvenuta risulta estesa per tutta l'altezza della stanza e riguarda sicuramente almeno due lati della stessa, anche se non in modo continuo. L'intonaco, finito a buon fresco, appare ben lisciato, di spessore omogeneo ma densamente "picchettato " e parzialmente scollato dall' arriccio. L'apparato decorativo, databile intorno alla seconda metà del secolo XVI, è composto da due fasce policrome; una parte inferiore alta circa la metà dell'altezza della stanza è finita a finti marmi policromi con fasce a pannelli e modiglioni. L'altra, quella superiore, risulta essere un grottesco raffigurante motivi floreali, antropomorfi e allegorie su fondo bianco .
Interessante da notare che sulla superficie affrescata, specialmente nelle fasce dipinte a finto marmo, sono presenti graffiti con date intorno al 1600 e firme di persone anche con cognomi stranieri.
Tali indicazioni testimoniano che nei primi anni del 1600 le stanze erano ancora frequentate da stranieri e quindi era ancora presente l’albergo citato precedentemente. L’importanza di quest’ ultimi ritrovamenti é inoltre aumentata dal fatto che, sempre al piano primo, nelle stanze contigue a quella degli affreschi, sono presenti due soffitti lignei decorati, gli unici a vista ai piani superiori .
Ricordandosi che l’ albergo “Al Cavalletto” era un albergo di lusso visti i prezzi 6 , la qualità dei servizi e gli ospiti illustri 7 di cui si hanno documentazioni certe, é probabile che per la conformazione delle stanze, non tanto grandi e con altezze inferiori ai palazzi signorili veronesi sia un esempio di architettura “turistica” ante litteram , ovvero ristrutturato e decorato dalla famiglia Cavichia a scopo ricettivo. Maggiori elementi di studio si potranno avere in seguito ad eventuali lavori di restauro sia sulle facciate che negli appartamenti interni che potrebbero avvalorare le ipotesi qui avanzate.
A seguito di quanto sopra, vista l’importante presenza storica dell’immobile, legata anche all’aura circostante da sempre conosciuta, unita agli ultimi ritrovamenti di rilevante pregio artistico oltre che storico culturale , é indubbio che tale patrimonio debba essere valorizzato e conservato ascrivendo il suddetto palazzo tra gli edifici degni di essere tramandati ai posteri come monumento di tutta la cittadinanza veronese.