L’immobile sito in Verona in Via S. Maria in Chiavica angolo Vicolo Cavalletto é, come la maggior parte degli edifici storici  del centro di Verona, il risultato di una continua sovrapposizione di architetture che dall’epoca romana ai giorni nostri si sono avvicendate lasciando più o meno forti tracce del loro susseguirsi.

RELAZIONE STORICO ARTISTICA DA  INDAGINE  DIRETTA


L’edificio si presenta con due facciate verso la pubblica via ed una di poco pregio verso il cortile interno in comune con l’edificio al N. 2/4  di Vicolo Cavalletto, sul quale si affaccia pure il palazzo Moise Bressan ora Vinco da Sesso .

I prospetti presentano tre piani  con fascia basamentale in falso bugnato e cornice sottogronda con mensole lapidee a sostegno dello sporto. Le aperture ai piani superiori sono dotate di contorni lapidei  e scuri di fattura similare a quelli contigui dell’edificio su vicolo Cavalletto sempre di proprietà Guiotto già vincolato. Il fatto della unitarietà di proprietà tra i due edifici  e la concatenazione interna degli appartamenti non é sicuramente un fatto recente come dimostrano  la continuità degli affreschi di facciata recentemente scoperti.

Al piano terra si ipotizza che un intervento alla fine del XIX secolo abbia modificato le forometrie con l’esecuzione di aperture rettangolari contornate da pietre e  l’aggiunta di un bugnato fino alla fascia corrispondente al solaio del piano primo eseguito a malta.

Ai piani superiori la finestre ben distribuite ed armonizzate  si presentano con contorni lapidei  di fattura semplice. E’ da ipotizzare in base anche a quanto riscontrato nel recente restauro sulla facciata confinante, che intorno al 1700  si siano apportate modifiche tali da integrare gli edifici precedenti con una uniformità di facciata tale da renderle omogenee.

Si parla di edifici quattro/cinquecenteschi  in quanto rilevanze  antiche  attualmente riscontrate rimandano non oltre tale data, anche se precedentemente, come sopra riportato, c’erano sicuramente presenze importanti ma oggi non leggibili e/o quantificabili.

Nella facciata di angolo su vicolo Cavalletto  infatti, nell’esecuzione dei lavori di restauro, durante le saggiature sono venuti alla luce porzioni  di un ben più grande ed interessante  brano pittorico di in cui almeno per un certo periodo sono convissuti affreschi del XV e XVI secolo. Nella relazione  sulle operazioni di saggiatura muraria eseguite nella facciata  dell’immobile  a fianco - Via Cavalletto 2/4 a Verona di proprietà Guido Guiotto - del 17 ottobre 2003 i tecnici restauratori  Arch. Zammataro e Caliari scrivevano:

Gentile Arch. Forlati, come da Vs incarico le trasmettiamo copia della relazione sulle risultanze derivate dalle campionature eseguite sugli intonaci presenti in facciata dell’immobile in oggetto. Come già concordato in cantiere, in corso d’opera si è ritenuto di prolungare i sondaggi già eseguiti anche nel primo metro della facciata contigua - sempre di proprietà Guiotto sia per una nostra miglior lettura dei dati da decifrare, sia per offrire più elementi di progetto circa il delicato punto di confine fra i due edifici, anticamente molto più legati anche esternamente; é certamente questa la zona che offre le più preziose testimonianze artistiche riscontrate, riferibili ai secoli XV e XVI, costituiti da notevolissimi affreschi di assai ampia estensione. Si raccomanda perciò di avere la massima cautela per tutta la porzione muraria a destra dell’ultimo registro di finestrature, verso via S. Maria in Chiavica.

E più avanti a proposito delle scoperte in facciata identificate con il n. 30 dei saggi, visibili nella relazione fotografica allegata, riportavano:

Sondaggio 30:

Sondaggio assai anomalo per dimensione, trattandosi praticamente di un’unica grande ‘strisciata’ verticale alta sei-sette metri posta a cavallo tra i due prospetti contigui; ciò è dovuto all’eccezionalità del ritrovamento, che a partire dall’alto ci ha portato a valutare ( ancora sommariamente! ) l’entità dell’affresco scoperto scendendo man mano verso il basso. A partire infatti dalla fascia scanalata di coronamento dell’edificio d’angolo sotto la sequenza A-B-C si è ritrovato un intonaco affrescato della prima metà del XV secolo rappresentante finte colonne marmoree a sorreggere capitelli lapidei e archi acuti a mò di coronamento sottogronda ( questi rilievi sono stati scalpellati successivamente), all’interno dei quali é interamente superstite il disegno a conchiglia ben ombreggiato. Più sotto una fascia architettonica sorregge una ghirlanda con ricchi frutti e nastri svolazzanti, dalle cangianti policromie, sotto i quali chiude una fascia architettonica in bicromia nero-grigia con ovuli classici e fogliame d’alloro. A partire dall’allineamento corrispondente all’incirca alle architravi delle finestre del secondo piano e verso il basso fino a raggiungere la linea dei bancali del primo piano ( in tutto circa 4 metri e mezzo ) é invece riscontrabile un affresco cinquecentesco, dalla notevolissima fattura e policromia, rappresentante una ricca partitura architettonica che comprende un grande arco che “apre” su di una veduta naturalistica ( al momento non decifrabile ); nella parte quasi conclusiva in basso si nota un bel vaso sagomato dalla cui bocca strombata fuoriescono elementi vegetali e floreali. Buona parte di questa ricostruzione é stata resa possibile anche dai sondaggi 58-59-60-61-62-85-86-87-88 in buona parte effettuati a cavallo del confine antico dei due corpi ( di circa 25 cm più a sinistra ). La cosa da sottolineare é che mentre in alto l’affresco del XV secolo termina per l’appunto seccamente in corrispondenza di questa verticale ( con un sormonto di solo marmorino monocromo che va a coprire l’edificio di nostro interesse ), quello cinquecentesco copre indifferentemente tutta la superficie a destra dell’ultima sequenza di finestre, proseguendo verso lo spigolo dell’edificio d’angolo tra Vicolo Cavalletto e Via S. Maria in Chiavica. Un ultima annotazione riguarda la “stravagante” scritta pubblicitaria posta sull’intonaco C, eseguita con un carattere assai spigoloso, in stampatello maiuscolo, di notevolissima altezza e dalla cromia “abbagliante” rosso-blu, che al momento riporta PREMI... (premiata ditta? ) Con sotto una grande P.E ; il tutto eseguito con una serie di pigmenti del tutto carenti di legante, e perciò totalmente polverizzati, ed é situato in corrispondenza della fascia posta tra il bancale del secondo piano e l’architrave del primo. (...)

Sulla stessa facciata ma , spostato verso l’angolo,  all’altezza del 2° piano é presente già da vari anni , in seguito a caduta di intonaci, una porzione di affresco nella quale si intravedono  figure zoomorfe monocrome su fondo in tinta unita  sovrastanti una fascia  dipinta a bassorilievo.

Questo affresco sembra essere coevo a quello  del sottogronda  ( XV sec.) ma  non  é ben chiaro  il rapporto tra i due  che si presentano  con le modanature dipinte  non allineate e posti su due piani distinti ; in un primo momento infatti,  antecedente della scoperta dei dipinti sottogronda,  si pensava che la  fascia con le figure leonine fosse a coronamento della facciata e che in seguito all’innalzamento dell’edificio fosse stata coperta dagli intonaci.

Collegato con quanto emerso in facciata nell’esecuzione di alcune ritinteggiature interne,  su preciso volere della proprietà, sono state eseguite recentemente delle saggiature nel locale d’angolo al piano primo, in facciata corrispondente al poggiolo, che hanno portato a ritrovamenti di importante valore storico artistico.

La stanza si presenta ad un primo studio integra per quanto riguarda le quote dei solai  ma con inserimento sicuro della finestra su Vicolo Cavalletto in successiva  data ( rottura degli affreschi sia in facciate che all’interno in prossimità delle cornici lignee)  forse in  sostituzione di un camino posto sulla parete. La decorazione parietale rinvenuta risulta estesa per tutta l'altezza della  stanza e riguarda sicuramente almeno due lati della stessa, anche se non in modo continuo. L'intonaco, finito a buon fresco, appare ben lisciato, di spessore omogeneo ma densamente  "picchettato " e parzialmente scollato dall' arriccio. L'apparato decorativo, databile intorno alla seconda metà  del secolo XVI, è composto da due fasce policrome; una  parte inferiore alta circa la metà dell'altezza della stanza  è finita a finti marmi policromi con fasce a  pannelli e modiglioni. L'altra, quella superiore, risulta essere un grottesco raffigurante motivi floreali,  antropomorfi e allegorie su fondo bianco .

Interessante da notare che sulla superficie affrescata, specialmente nelle fasce dipinte a finto marmo,   sono presenti  graffiti con date  intorno al 1600 e firme di persone anche con cognomi stranieri.

Tali indicazioni testimoniano che nei primi anni del 1600 le stanze erano ancora frequentate da stranieri e quindi era ancora presente l’albergo citato precedentemente.    L’importanza di quest’ ultimi ritrovamenti é inoltre aumentata dal fatto che, sempre al piano primo, nelle stanze contigue a quella degli  affreschi, sono presenti  due soffitti lignei decorati,  gli unici a vista ai piani superiori .

Ricordandosi che l’ albergo “Al Cavalletto”  era un albergo di  lusso  visti  i prezzi 6 , la qualità dei servizi  e gli ospiti illustri 7  di cui si hanno documentazioni certe,  é probabile che  per  la conformazione delle stanze,  non tanto grandi e con altezze inferiori ai palazzi signorili veronesi sia  un esempio di architettura “turistica” ante litteram , ovvero  ristrutturato e decorato dalla famiglia Cavichia  a scopo  ricettivo. Maggiori elementi  di studio si potranno avere in seguito  ad eventuali lavori di restauro sia sulle facciate che negli  appartamenti interni che potrebbero avvalorare le ipotesi qui avanzate.

A seguito di quanto sopra, vista  l’importante  presenza storica  dell’immobile,  legata anche all’aura circostante da sempre conosciuta, unita agli ultimi ritrovamenti  di  rilevante pregio artistico oltre che storico culturale , é indubbio che tale patrimonio debba essere valorizzato e conservato ascrivendo il suddetto palazzo tra gli edifici degni di essere tramandati ai posteri come monumento di tutta la cittadinanza veronese.